lunedì 14 marzo 2016

Da una finestra - appunti sui piccoli paesi


All'inizio di marzo io Azzurra D'Agostino, la sua bambina, Bianca, e Ambrogina che è preziosissima e pensa a Bianca quando noi non ci siamo, abbiamo fatto ritorno a Seneghe, il paese sardo dove ogni settembre c'è il Cabudanne de Sos Poetas, per concludere un laboratorio di scrittura poetica con gli ospiti di alcune case famiglia della provincia di Oristano. Qui ci accoglie e ci nutre Mattea, fata e strega come noi. Abbiamo iniziato il lavoro a dicembre, con un primo appuntamento, poi, tramite facebook, siamo rimasti in contatto, dando loro esercizi e consigliando letture. Tutto il lavoro finirà proprio a settembre quando presenteremo il libro su questa faticosa e straordinaria esperienza. Faticosa perché non esiste - e per fortuna - un vero confine fra chi insegna e chi si espone in questi esercizi: tutti siamo parte del linguaggio della poesia, tutti impariamo insieme a guardare di nuovo cose che tendiamo a dare per scontato o a cui troppo spesso non si pensa più. Le nostre infanzie, le stagioni, gli animali, la lingua di appartenenza, gli oggetti quotidiani che si caricano di senso e di storie quando li facciamo parlare. Straordinaria per gli stessi motivi, per la generosità dei partecipanti, ospiti o operatori che fossero, per quella roba profonda e familiare che si chiama fragilità umana e ci riguarda tutti, nonostante i casi della vita, le traversie e tragedie, le sorprese, che va ascoltata, protetta. 
Tra gli esercizi da fare ne avevamo pensato uno sulla finestra. Scrivere poesie come guardando da una finestra, costretti quindi in un limite, ma proprio per questo - come con la siepe leopardiana - incoraggiati a conoscere i dettagli del paesaggio, immaginarne la voce, trasformarlo in qualcosa di intimo, personale. 

Una delle poesie con finestra che più amo è di Emily Dickinson (qui in versione originale). Ha in sé scoiattoli e ghiandaie, e per loro tramite il cielo che illumina la vista; è un'intuizione della ricchezza del mondo.  


Dalla Finestra ho per Scenario
Solo un Mare - con uno Stelo -
Se l'Uccello e il Contadino - lo ritengono un "Pino" -
Tale Opinione andrà bene - per loro -


Non ha Porto, né "Linea" - ma Ghiandaie -
Che interrompono la loro rotta verso il Cielo -
O uno Scoiattolo, la cui vertiginosa Penisola
Può essere più facile raggiungere - così -


Come Confini - la Terra nella parte inferiore -

E nella parte superiore - il Sole -
E il suo Commercio - se Commercio ha -
Di Spezie - lo deduco dagli Odori emanati -


Della sua Voce - che dire - quando il Vento ha dentro -

Può il Muto - definire il Divino?
La Definizione di Melodia - è -
Che non c'è Definizione -


Essa - suggerisce alla Fede -

Essi - suggeriscono alla Vista -
Quando quest'ultima - non ci sarà più
La incontrerò con la Convinzione di averla già incontrata
Quell'Immortalità -


Era il Pino alla Finestra un "Membro
della Regale" Infinità?
Le Intuizioni - sono le prefazioni di Dio -
Per essere consacrati - di conseguenza -



Serafino alla finestra, due estati fa
 I nostri giorni a Seneghe sono stati densissimi, con incontri a scuola, l'ospitalità di Mattea e della sua casa di donne, con noi e Ambrogina e Bianca che ancora non ha un anno, ma ha già capito come farsi intendere. E in più la gatta trovatella appena arrivata, Ciccia. 
Mattea che incarna una sorellanza, Mario che tiene le fila, Alessandra che ci guida in questa esperienza così difficile e importante nelle case famiglia, sono le figure di un'altra dimora, dove si può essere accolte - 4 donne dall'Appennino, da piccoli paesi a piccoli paesi in questo paese più grande, l'Italia, in cui poco riconoscersi. 
L'ultima sera abbiamo condotto un laboratorio di scrittura presso la sede di Perda Sonadora (Pietra Sonante).  Già con Mario, durante i mesi precedenti, avevano fatto esercizio e questo ha aiutato: c'erano curiosità e fiducia, perché la scrittura, unisce, manda via gli imbarazzi, mette in atto quel suo potere di vicinanza, anche quando si ha nel fondo paura di tutto e degli altri.

Forse davvero il punto resta la questione fondamentale del dove si abita e come, di come si ricordano i luoghi e se ne fa esperienza e piano piano si imparano nuovi confini fatti di affetti, invece che di geografia. Secondo me è quanto succede anche con il libro di Azzurra, Canti di un luogo abbandonato, che si può scaricare e leggere qui
Ora che siamo tornate nelle nostre abitazioni appenniniche, inizia lo scambio, la restituzione di quanto ci è stato donato, per varcare il meraviglioso quadro delle nostre finestre, camminare, sentire che ogni stelo o muro ha un volto, fa parte di un coro, e quando lo si scrive non si può mai essere davvero soli. 



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